Non si conosce con precisione la data di costruzione della primitiva, antichissima, chiesa pievana della frazione. Il primo dato cronologico, peraltro approssimativo, è suggerito da quanto è emerso durante i lavori compiuti nel 1982: si sono trovati i resti di un’abside a catino riferibile al secolo XI, epoca nella quale la pieve era già certamente intitolata a S. Giorgio.
Allo stato attuale delle ricerche, nulla è possibile ricostruire nemmeno della storia della primitiva chiesa. Risulta documentato soltanto un non precisato intervento di manutenzione, voluto dall’arciprete Pietro Malatesta, nel 1543. Si ritiene che l’edificio sacro sia stato completamente ristrutturato intorno alla metà di quel secolo e che la radicale ricostruzione faccia assumere al tempio le caratteristiche architettoniche e stilistiche che ancor oggi mantiene e che, secondo autorevoli studiosi lo avvicinano ad una tipologia che riprende, sia pure in tono minore, le forme classicistiche care a Ludovico Beretta, al Todeschini e al Bagnatore, architetti tra i più noti del Bresciano in quell’epoca.
Negli atti della visita pastorale effettuata dal vescovo diocesano Giovanni Dolfin, in data 25 giugno 1582 si annota che la pieve è lunga 35 passi e larga 21, corrispondenti a mosaico, in parte cementato. Il campanile, rivolto a settentrione, ha due campane. Intorno alla chiesa, secondo l’uso del tempo e verso nord ovest, c’è il cimitero. Gli altari più antichi, oltre il maggiore sono quelli del Corpo di Cristo e della Concezione di Maria, annotato già nel 1567.
Nel primo Seicento si fa menzione degli altari dedicati rispettivamente ai SS. Carlo Borromeo e Lucia. Antichissimo, in ragione della natura battesimale della Pieve, il culto di S. Lorenzo. Nel Settecento Luigi Gonzaga si aggiunge a S. Carlo Borromeo come titolare del medesimo altare. Trasformazioni importanti si attuano in questo stesso secolo: sopra il presbiterio è innalzato un cupolone, il coro della cappella maggiore viene rinnovato e l’altare maggiore si posa in marmo. Tra il 1913 ed il 1914 sono compiute altre notevoli opere di restauro e di abbellimento alla chiesa con la riparazione delle cappelle laterali e la decorazione delle medesime e dell’intero edificio per mano di Giuseppe Trainini.
Nel 1929 la sagrestia, restaurata, è decorata da Andrea Riardi. Nel 1982 Diego Voltolini ripristina alcune opere lignee mentre Romeo Seccamani restaura i medaglioni a fresco dei misteri del Rosario all’omonimo altare già della Concezione. Altri affreschi e tele sono restituiti alle originali cromie tra gli anni Ottanta ed i primi Novanta. L’ingresso principale è preceduto da un piccolo portico rinascimentale formato da tre archi a pieno centro poggianti su esili colonne di marmo bianco. Sopra il portale, una lunetta presenta al centro la SS. Trinità ed ai lati l’Annunciazione. Ancora leggibile una grandiosa riproduzione di S. Cristoforo che, secondo la tradizione, doveva preservare dalla cattiva morte nell’arco della giornata tutti quanti, il mattino, lo vedessero e pregassero. Gli affreschi sono attribuiti a Floriano Ferramola. L’interno a tre navate, con la centrale alquanto più larga che è divisa dalle laterali per mezzo di pilastri cruciformi costituiti da lesene, con archi a pieno centro. Su ciascuna della navatelle laterali si aprono delle cappelle.
Al visitatore che entri dal portale maggiore e si volga alla sua destra si presenta, sopra un confessionale, un olio a tela, raffigurante S. Lorenzo martire, opera attribuita a Bernardino, figlio di Antonio Gandino. Segue, sopra l’altare dei SS. Carlo e Luigi Gonzaga, una pala di Giorgio Anselmi che presenta l’arcivescovo di Milano mentre porge la Comunione al giovane marchese di Castiglione delle Siviere. Sono assegnati ad artista di scuola bresciana del secolo XVI (forse Pompeo Ghitti) i medaglioni a fresco dei Misteri del Rosario , all’altare omonimo. Sconosciuto è l’autore degli oli su tela appesi alle pareti di questa cappella mariana. Il presbiterio, dominato dalla pala maggiore, attribuita a Pompeo Ghitti da Marone, presenta sulla parete destra una tela raffigurante la Madonna in gloria con il Bambino e i SS. Lucia e Carlo Borromeo assegnata ad Antonio Gandino e databile al 1614 e sulla parete sinistra un olio su tela datato 1610 e firmato da Grazio Cossali. Il pittore vi dipinge in alto il Padre eterno lo Spirito Santo e Angeli con l’Immacolata e in basso i SS. Vito e Modesto. Lasciato il presbiterio sulla parete di testa della navatella sinistra, si osserva l’affresco di San Giorgio in lotta con il drago che tipologiacamente si vuole avvicinabile al gotico. Interessante il frammento d’affresco raffigurante la scena della Crocifissione nella Cappella del Corpo di Cristo, già dell’omonima Scuola, assegnabile al sec. XV, epoca alla quale possono farsi risalire anche altri minori dipinti presenti in questa cappella, compresa una Madonna con S. Giovanni Battista datata 1478. Molto modesto un S. Giovanni Battista posto sopra il confessionale che si colloca alla sinistra rispetto all’ingresso principale. Recentissimi studi sostengono sia assegnabile a Giovanni Antonio Italiani.