L'Austria e l'unificazione italiana

La fine della dominazione veneta

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La fine della dominazione veneta è direttamente legata allo sviluppo della campagna militare napoleonica nella penisola, contro la quale, a nulla vale la via della neutralità scelta dalla Serenissima.

I giovani patrioti bresciani avevano già da tempo formato società segrete che inneggiavano ai principi ed ai valori affermati in Francia ed ai loro occhi l’oligarchia veneta era divenuta l’unico ostacolo da abbattere per realizzare anche nel Bresciano e nel resto della nazione una nuova fase storica. Ed è così che il 18 marzo 1797 gruppi di cittadini danno l’assalto al Broletto, sede del governo veneto. Il palazzo è ormai abbandonato e deserto e gli insorti formano un Governo Provvisorio rivoluzionario che si costituirà in Repubblica Bresciana. Nel breve volgere di giorni emissari della nuova Repubblica raggiungono Gardone nella speranza di raccogliere nuove adesioni alla causa.

Il paese li accoglie con favore ed il Consiglio di Valle convocato con urgenza riconosce la legittimità del nuovo governo stabilendo la distruzione d' ogni simbolo del dominio precedente. Emerge però l’ostilità alla nuova istituzione da parte dell’alta Valle che obbliga i sindaci a riconvocare il Consiglio e a sconfessare le deliberazioni precedentemente assunte.
Truppe sono inviate a Carcina per la difesa della Valle. Le truppe francesi giungendo dal Lago d' Iseo aggirano le difese trumpline ed al comando del generale Cruchet sfilano nelle vie di Gardone tra due ali di folla festante. A Lodrino si verificano scontri tra francesi e valsabbini. I trumplini dell’alta Valle, alleatisi con i valsabbini meditano vendetta contro Gardone che il 27 aprile 1797 sarà assalito e saccheggiato.
Alcuni giorni dopo però i francesi costringeranno definitivamente alla resa le truppe fedeli alla Serenissima. Domate le ultime resistenze e pacificato il territorio il governo provvisorio bresciano organizza il piccolo stato indipendente della Repubblica Bresciana che avrà vita molto breve.
Il 17 ottobre 1797, a Passariano, Napoleone firma con l’Austria il trattato detto di Campoformio. La Repubblica di Venezia è cancellata dagli Stati d’Europa, cade la Repubblica Bresciana e nasce la Repubblica Cisalpina.

Gardone diventa capoluogo del Cantone del Mella che comprende l’intera Valtrompia. Dal 1805 al 1815, tutto il bresciano fa parte del Regno italico e proprio le necessità belliche dell’epoca napoleonica fanno rifiorire in Valle l’industria delle armi. Questi nuovi eventi determineranno in Gardone una rinascita dell’industria armiera che riceverà nel 1802 un ordinativo di più di 100.000 fucili. La visita del Viceré d’Italia, Eugenio de Beauharnais, a Gardone (29 dicembre 1806) porterà all’apertura dell’Arsenale di Brescia e del suo distaccamento di Gardone. La posizione geografica della Valle consente un rapido passaggio verso e dal Trentino ed è proprio per questa via che nel 1813, momento dell’inarrestabile declino napoleonico, giungeranno a Gardone truppe austriache comandate dal capitano Rakowski che dopo aver occupato il paese scenderanno in città. L’esercito del Regno Italico riprenderà il controllo della situazione fino al febbraio 1814 quando due colonne austriache, dopo aver sorpreso due compagnie francesi di stanza a Lavone, rioccupano Gardone. Una nuova inutile resistenza è tentata dalle truppe bresciane che devono però abbandonare nella giornata il paese faticosamente riconquistato. La situazione volge al peggio per i francesi. Il 27 aprile 1814 il maresciallo Von Fennenburg entra ufficialmente in Brescia ormai conquistata dalle armi imperiali austriache. L’Austria in seguito al Congresso di Vienna (1815), si vede annettere la Lombardia ed il Veneto costituendo il Regno Lombardo Veneto come provincia austriaca. Nella nuova organizzazione amministrativa Gardone è il capoluogo di un Distretto che comprende dieci comuni. Gardone è pure sede della Pretura che ha competenze sull’intero suolo trumplino.

Verrà favorita la produzione delle canne da guerra gardonesi e nelle frequenti visite al paese delle autorità imperiali, si susseguiranno ordini di fucili per l’esercito e verrà sancito per i gardonesi il privilegio di non assolvere il servizio militare. Lo stretto controllo esercitato sull’industria danneggerà però la prospettiva economica generale e porterà ad una crisi che divenne acuta nel 1831. Le Valli furono investite dalla bufera rivoluzionaria del 1848-1849. Alla dichiarazione della Prima guerra d’Indipendenza i distretti di Bovegno e di Gardone furono tra i primi a rendere disponibili uomini e armi. Questi uomini (che con i valsabbina raggiungevano le cinquemila unità) al comando del generale Durando si scontrarono ripetutamente con gli austriaci. Dopo la sconfitta di Custoza molti gardonesi e centinaia di valligiani accorsero, nel marzo del 1849, in città per dar man forte agli assediati delle Dieci Giornate. La dura repressione austriaca seguita alla sconfitta degli insorti bresciani, alienò definitivamente le restanti simpatie per l’Austria. Nel 1850 la Valtrompia (Gardone e Sarezzo in particolare) fu colpita da una spaventosa alluvione che distrusse da Bovegno a Brescia fucine, strutture civili e private arrecando pesantissimi danni. Vennero costituiti dei comitati di soccorso (le cui riunioni furono proibite dagli austriaci che ne temevano le spinte patriottiche) che raccolsero in un anno l’ingentissima somma di 365.000 lire (pari ad 80 miliardi del 1996). Nel 1859, sconfitti gli austriaci a Magenta, i Distretti di Bovegno e Gardone sono nuovamente i primi ad allearsi contro gli occupanti. La battaglia di Solferino e S. Martino del giugno 1859 consacrò definitivamente la vittoria dei franco-piemontesi e la Lombardia fu aggregata al Regno d’Italia.

Alla spedizione dei Mille di Garibaldi parteciparono anche sessanta bresciani di cui due trumplini ed uno gardonese: Crescenzio Baiguera. Nel 1861 è istituito il Regno d’Italia mentre, un anno prima, il governo, riconoscente al patriottismo bresciano aveva istituito a Gardone un grande Arsenale per la fabbricazione delle armi da guerra, realizzazione che diede impulso economico anche alle restanti strutture industriali della zona. Gli anni che separano l’Unificazione dalla Grande Guerra sono caratterizzati dal decollo e sviluppo dell’industrializzazione con notevoli effetti anche nella nostra Valle. Entra in crisi a Gardone il vecchio insediamento industriale d' origine familiare- artigianale e solo alcuni imprenditori di grandi capacità di programmazione e realizzazione riescono nell’opera di ammodernamento delle loro imprese. Ricordiamo i Glisenti a Carcina, i Gnutti a Lumezzane ed i Beretta a Gardone. A questi imprenditori locali si aggiunsero attività importate da altre città e da altre regioni: Fermo Coduri con le sue filande, il Mylius ed i suoi cotonifici ed i Redaelli con le loro fabbriche di cordami trafilati e di chioderie che incrementarono il patrimonio produttivo della zona. La consistente presenza di masse operaie vide i primi tentativi di organizzazione nelle Società Operaie di Mutuo Soccorso, la prima delle quali fu istituita, proprio a Gardone, nel 1861 dal prevosto Giovannelli, prete dai profondi slanci liberali. Da questi anni l’influenza su Gardone e sulla Valle di Giuseppe Zanardelli, deputato, ministro e presidente del Consiglio, sarà decisiva per una nuova fase di sviluppo economico ed il suo liberalismo dominerà per molto tempo la vita amministrativa di molti centri sino all’avvento delle nuove idee socialiste. Nel 1890 il re Umberto I visiterà la Valle (su iniziativa di Zanardelli) e a Gardone, dopo "aver seduto a banchetto di popolo" nel palazzo comunale, passerà in rassegna strutture e maestranze dell’Arsenale.

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Accesso libero e gratuito.

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Pagina aggiornata il 09/05/2024