Epoca romana e preromana

La preistoria “gardonese”

Immagine principale

Descrizione

La preistoria “gardonese” e le testimonianze che possono documentare un insediamento umano nel territorio compreso negli attuali confini del comune di Gardone, risalgono alle ultime fasi del neolitico (8000-1000 a.C.) epoca in cui i nostri antenati erano ormai cacciatori tanto abili da spingersi per le loro imprese in alta montagna dove, probabilmente, piantavano campi stagionali dimostrando estrema capacità di adattamento all’ambiente d’alta quota.

Intorno a questi campi si cacciava e nei bivacchi si commerciava la selce grezza ed i preziosi utensili da essa derivati. La ricerca archeologica, impostata più su scoperte casuali che su campagne di scavo scientificamente organizzate, ci ha restituito alcune preziose testimonianze:

una PAALSTAB: un’ascia con alette molto prominenti, reperto stimato dell’età del bronzo ed ora conservato, con altri documenti archeologici, nel Museo cittadino.
SELCI SCHEGGIATE: provenienti da lame o piccoli raschiatoi, scoperte in Val Cavrera, zona in cui nel sec. XV fu eretta la Basilica di S. Maria degli Angeli.
PICCHI DI CALCARE in arenaria chiara e scura, rinvenuti durante lavori di scavo nelle vicinanze della zona sopraddetta.

Delle lontane origini delle genti trumpline le fonti lasciano scarsa memoria ed i ritrovamenti archeologici sono in misura nettamente inferiore di quelli riguardanti la Val Camonica. La storia ci ricorda che intorno al 400 a.C. i Celti invadono la Pianura del Po e inoltrandosi nelle Valli bresciane incontrano la resistenza i alcune popolazioni autoctone ( tra le quali si possono annoverare i trumplini) che abitano la pianura soggiacente le Alpi Retiche e le Valli che le penetrano.
Ai Celti, con molte probabilità, venne affidato dai romani il compito di contenere le frequenti irruzioni di queste tribù prealpine fino alla decisione di Cesare Augusto d’intraprendere una vera e propria guerra contro di esse.

La Valle Trompia, dopo una lunga e feroce resistenza, dovrà cedere, nel 15 d.C., alle legioni di Druso ed il Cippo di La Turbie (Monaco) che celebra la vittoria romana, cita al primo posto fra le tribù sconfitte quella dei Trumplini. I valligiani sono ridotti in schiavitù e considerati venales = vendibili.

Il territorio della valle diventa un vivaio di schiavi in potere del demanio imperiale. La dominazione romana dà inizio però (contrariamente alle premesse) allo sviluppo di una fiorente economia che si accompagna al rispetto che Roma riserva ai culti indigeni. I prodotti del lavoro delle miniere e massicci arruolamenti di giovani nelle legioni, nel giro di pochi anni attutirono i terribili provvedimenti adottati all’atto dell’occupazione e la Valle divenne mezzo per una grandiosa realizzazione civile a vantaggio della città: l’acquedotto in muratura fatto costruire per volontà di Augusto e del successore Tiberio da Lumezzane, dopo 25 chilometri, portava l’acqua a Brescia.

La romanizzazione si diffuse anche in Alta Valle ed in altri centri. Il territorio gardonese ci ha restituito numerosi reperti di epoca romana fra i quali spicca un elegante BRONZETTO di scuola ellenistica, raffigurante secondo la comune interpretazione, il dio Giove nei suoi attributi di Conservatore dell’ordine e delle istituzioni. La statuetta, rinvenuta in una zona non precisata delle pendici montane gardonesi è stimabile di epoca imperiale e fu donato all’epoca del ritrovamento (1840) al Museo Romano cittadino. Ripetuti i ritrovamenti di tombe e corredi funebri romani dal 1800 fino ai giorni nostri. Di notevole importanza i reperti lapidari e di are votive che testimoniano il permanere in Valle di culti indigeni ( nella frazione di Inzino in particolare) anche dopo il trionfo delle armi romane. Si ricorderanno quattro iscrizioni votive dedicate a Mercurio, Minerva, Tullino e al Genio del Popolo (o del Pago) ed una, perduta, alle Ninfe.

Modalità di accesso:

Accesso libero e gratuito.

Indirizzo

Contatti

  • Telefono: 030 8911583

Pagina aggiornata il 11/11/2024